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ALLA RICERCA DEL BARONE ROSSO IN POLONIA

Reportage alla ricerca in Polonia delle tracce del più famoso pilota di aerei di tutti i tempi.

Di Luca Palmarini

Manfred Von Richthofen, il famosissimo pilota soprannominato “Barone Rosso” , l’eroe dei cieli, il mito dei miti. Su di lui e sulle sue imprese si è scritto molto e oggi egli è protagonista di numerosi film, libri, fumetti e canzoni, riguardanti soprattutto le sue vittorie. Lo scopo di questo mio articolo è invece quello della ricerca delle poche tracce della sua presenza rimaste in quei territori da dove egli proveniva, nel tentativo di ricostruirne una sorta di percorso. Questi territori oggi sono polacchi a tutti gli effetti e la memoria di un combattente tedesco, soprattutto dopo gli anni del comunismo dove imperava un forte clima antigermanico, risulta fortemente sbiadita. Spero di poter contribuire nel rinfrescare il ricordo di un personaggio che in altri paesi, come ad esempio l’Italia, è un vero e proprio mito. Mi propongo quindi di andare oltre alla magnifica storia delle sue vittorie e del mitico abbattimento del suo triplano, proponendo invece alcuni aspetti meno noti di questo interessante personaggio e del triste destino che lo accompagnò anche dopo la sua morte.

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Manfred Albrecht Freiherr Von Richthofen nacque a Breslavia, oggi bellissima città polacca, nell’anno 1892. Per l’esattezza il luogo di nascita è il villaggio di Kleinburg, oggi Borek, rione della zona meridionale della città, amministrativamente dipendente dal quartiere di Krzyki. L’indirizzo dove abitava la famiglia Von Richtofen era con tutta probabilità Kaiser Wilhelm Straße 92-96, Ecke Goethestraße. La guerra ha spazzato via il palazzo dei Richthofen insieme a molte altre costruzioni. Oggi esso si troverebbe all’incrocio di via Powstańcow Śląskich e via Wielka e sarebbe quindi dominato dalla mole avveneristica dell’edificio più alto di Breslavia, lo Sky Tower. Una commistione di antico e moderno, un incontro tra l’antica Breslau e la moderna Wroclaw[1].

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Il palazzo Richthofen a Breslavia, oggi inesistente

 

Manfred era il secondo di quattro figli. Nel 1901 i Richthofen decisero di trasferirsi nella villa di famiglia nella città di Świdnica[2], sempre in Bassa Slesia, allora anch’essa tedesca con il nome di Schweidnitz. Il giovane Manfred aveva nove anni ed era amante dello sport. Amava andare a cavallo con i fratelli Lothar e Bolko, aveva un particolare talento per la ginnastica. Nei dintorni di Świdnica i boschi erano ricchi di selvaggina e spesso con il padre vi andava a caccia. Si trattava di un ambiente ideale per passare la propria adolescenza, in quanto vi era anche una piccola nobiltà locale con cui la famiglia Richthofen intratteneva rapporti culturali. Di sicuro l’intensa attività di caccia praticata da ragazzo si sarebbe poi riflessa nel desiderio di duelli aerei.

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Villa Richthofen a Świdnica in una cartolina dell’epoca

 

 

Nel 1903 il padre decise di fargli intraprendere la carriera militare negli Ulani e così il giovane Manfred venne mandato a Wahlstatt, oggi Legnickie Pole, sempre in Bassa Slesia, dove nell’antico complesso del monastero benedettino si trovava allora la scuola per i cadetti. Qui abitò nella stessa stanza dove una cinquantina di anni prima aveva abitato Paul Von Hindenburg, in seguito maresciallo e Presidente della Germania. Successivamente svolse una parte del suo percorso di studi a Berlino, per poi trovarsi di stanza a Milicz, allora Militsch, nella Bassa Slesia del Nord, punto strategico militare per la vicinanza al confine russo. Negli anni successivi le caserme del Primo Reggimento sarebbero state intitolate proprio a Manfred Von Richthofen. Di lì a pochi anni davanti alla chiesa di Sant’Andrea Boboli sarebbe stato edificato un monumento a lui dedicato. Oggi ne resta solo il basamento posizionato al contrario, dove ancora il suo nome e il suo cognome risultano comunque leggibili. A Milicz passò gli anni successivi in cui ottenne il grado di tenente. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Manfred venne mandato alle caserme di Ostrów Wielkopolski, dove stazionava il Secondo Squadrone del Corpo degli Ulani, pronto a intervenire sul fronte orientale. Di lì a poco si sarebbe infatti scontrato con i cosacchi. Successivamente venne trasferito sul fronte occidentale dove avrebbe optato per la neonata aviazione e in breve sarebbe diventato famoso come pilota. Ogni anno tornava per un periodo di ferie nella sua amata Świdnica. Il suo ultimo soggiorno risale probabilmente al febbraio del 1918 quando, di ritorno da Brest (oggi in Bielorussia) dove aveva partecipato alle trattative di pace con la Russia, decise di fermarsi casa sua prima di recarsi a Berlino e poi tornare al fronte.

Dei suoi combattimenti e delle sue vittorie, come precedentemente accennato, si è scritto molto in altre sedi, soprattutto in quelle rigurdanti gli appassionati di aviazione militare. In sintesi si può accennare al famoso episodio del suo ferimento, nel luglio 1916, dove il barone, colpito alla testa, si salvò per miracolo e quello della sua morte, due anni più tardi. Manfred morì il 21 aprile 1918 sul fronte occidentale. Sulle circostanze di come venne ucciso si è scritto molto (interessante la versione fantasiosa che si riscontra in un episodio di Corto Maltese). La sua uccisione, per motivi di propaganda, fu attribuita a un pilota canadese, ma probabilmente l’abbattimento fu merito di un mitragliere austrialiano.

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Manfred,  dopo il ferimento alla testa.  Disegno del  museo dell’aviazione di Cracovia, opera del fumettista Jarosław Wróbel

 

Continuava così il mito del Barone Rosso che con il suo triplano Fokker aveva diffuso il terrore tra i nemici. La sua tattica di dipingerlo di rosso era infatti psicologica, con il fine di intimorire gli avversari. Fu vincitore di 80 duelli aerei, divenendo così uno strumento della propaganda tedesca durante la guerra. La sua fama divenne grande in tutto il mondo. Molte persone nel primo dopoguerra iniziavano a recarsi in Bassa Slesia alla ricerca dei luoghi legati al Barone. In Francia intanto ricevette tutti gli onori militari. Dopo due sepolture provvisorie (a Bertangles la prima e a Fricourt presso il cimitero militare tedesco la seconda), nel 1925, grazie agli sforzi del fratello Bolko il corpo di Manfred venne traslato e trasportato in patria a Berlino, dove venne nuovamente sepolto con tutti gli onori nel cimitero di Invalidenfriedhof.

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Il corteo funebre a Berlino

 

La tomba agli inizi era di modeste dimensioni, ma con il tempo divenne un mausoleo a tutti gli effetti. Nel percorso della presenza del Barone Rosso nei territori oggi polacchi si può nuovamente citare Ostrów Wielkopolski. Infatti qui nel 2009, durante alcune ricerche, è stato ritrovato l’atto di morte di Manfred, il quale evidentemente in qualità soldato continuava a dipendere dalle caserme di questa città, in quanto il corpo degli Ulani da cui Manfred dipendeva, continuava a stazionare qui. Dall’atto di morte (numero 245, datato 26 agosto 1918) si evince che la residenza dei genitori era Świdnica e che la fede dichiarata era evangelica.

Il culto per il pilota in Germania raggiunse il suo apice negli anni della Repubblica di Weimar e in quelli del nazismo. Nella Breslavia di allora si trovavano ben tre vie e due piazze che portavano il suo nome; tra esse le odierne Via Górnicza, via Pękalskiego e piazza Wiślany.

La madre Cunegonda decise di realizzare a memoria dei figli Manfred e Lothar un museo, il quale venne allestito all’interno della villa di Świdnica. Il museo venne aperto nel 1933, proprio mentre Hitler prendeva il potere. Era aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12 e nel pomeriggio dalle 15 alle 18. L’inaugurazione avvenne il 29 aprile; alla radio di Breslavia ci fu a riguardo un discorso di Hermann Goering, l’ultimo capo dello stormo che avrebbe portato il nome di “Manfred Von Richthofen”. Il nazismo copriva i propri crimini con l’esaltazione dei miti. All’inaugurazione del museo dell’asso dei cieli erano presenti rappresentanti del governo e le autorità locali. Goering avrebbe visitato il museo soltanto un anno più tardi, nel 1934, in occasione di un viaggio in Slesia. La via della città dove si trovava la villa dei Richthofen, fino ad allora Striegauer Straβe, prese il nome di Manfred Von Richthofen Straβe.

Il museo occupava cinque sale al primo piano della villa. Si saliva attraverso una scala decorata da trofei di caccia del maggiore Albrecht von Richthofen. Il museo era dedicato principalmente a Manfred[3], ma la prima stanza raccoglieva cimeli riguardanti la vita di Lothar[4] che aveva ottenuto 40 vittorie nei suoi duelli aerei. Tra gli oggetti raccolti si trovavano alcuni frammenti dell’aereo inglese del capitano Albert Ball, abbattuto da Lothar e considerato uno dei suoi più forti e rivali. La battaglia decisiva era avvenuta il 7 maggio 1917, quando sia Albert che Lothar precipitarono con i loro aerei dopo un duello, ma mentre il tedesco sopravvisse, per l’inglese non ci fu nulla da fare[5]. C’era anche spazio all’onore delle armi tipico della Grande Guerra: su un muro della stanza campeggiava anche il ritratto di Ball, in omaggio al valoroso avversario. La seconda stanza era stata in gioventù quella del giovane Manfred. Qui avevano trovato la loro collocazione alcuni frammenti degli aerei abbattuti, le placche tolte agli avversari e le targhe di alcuni aerei abbattuti nei vari duelli che il pilota amava collezionare. Nella terza stanza si trovavano i trofei di caccia di Manfred, anch’egli come il padre appassionato di questa attività. Nella quarta camera vi erano invece conservati i ritratti degli amici e anche ricordi di famiglia come l’albero genealogico dei Richthofen. Nell’ultima stanza aleggiava il ricordo della tragica morte del pilota. La camera, sempre colma di fiori freschi portati dai visitatori, era dominata da una croce di legno che gli inglesi avevano posto sulla tomba dell’eroe la quale all’inizio si trovava a Fricourt. Tutt’intorno erano esposte fotografie del luogo della sepoltura e delle varie cerimonie ivi avvenute, nonché numerosissimi telegrammi di condoglianze. Si trovavano anche tutte le medaglie e i riconoscimenti ricevuti da Manfred. Il mito era cominciato già durante la vita del pilota,. Ma si stava ingigantendo. Tutti i cuscini su cui giacevano le medaglie e i riconoscimenti erano foderati in velluto nero, a evidenziare l’atmosfera di lutto perenne.

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La stanza con le targhe tolte al nemico e altri cimeli

 

Il culto del barone continuò per tutto il periodo tra le due guerre. In diverse località vennero inaugurate molte targhe e pietre commemorative. Anche a Świdnica vi era una pietra di tale genere, prima situata nel parco antistante alla villa dei Richthofen, poi, nel 1928, sempre nello stesso parco, venne realizzato un mausoleo. Il monumento venne eretto lungo la linea ferroviaria, in modo che lo potessero vedere anche le persone che viaggiavano in treno.

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Il mausoleo di Świdnica

 

L’inizio della fine porta la data dell’8 maggio 1945. L’esercito sovietico entra a Świdnica e nel giro pochi giorni la casa dei Richthofen viene completamente saccheggiata, del museo e dei suoi reperti non resta alcuna traccia. Successivamente la città di Schweidnitz diventa polacca e le autorità comuniste decidono di eliminare sistematicamente le tracce del passato tedesco. Il cimitero militare tedesco viene eliminato, le tombe del padre e del fratello Lothar vengono distrutte insieme alle loro spoglie. La madre dell’asso degli assi, scappa in Germania Occidentale, a Wiesbaden, dove troverà riposo dopo la morte. Il palazzo di Breslavia dove Manfred era nato viene completamente cancellato dalle bombe della battaglia finale tra sovietici e tedeschi per Breslavia. Nella città di Legnica invece si trova ancora la villa del fratello Lothar. La tomba di Manfred era rimasta nel settore est di Berlino, quindi venne a far parte della Repubblica Democratica Tedesca. Dopo molti sforzi da parte della famiglia, nel 1970 le sue spoglie vennero traslate e trasferite a Wiesbaden, dove riposano fino a oggi insieme agli altri membri della famiglia. Il mausoleo di Świdnica dedicato all’asso dei cieli, venne devastato e ancora oggi si trova in rovina. Nella villa dei Richtofhen oggi si trovano alcuni appartamenti. Il ricordo del Barone Rosso è tra i nuovi abitanti della città molto sbiadito.

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L’autore della Polonia di Luca davanti  alle rovine  del mausoleo di Świdnica

 

Solo alcuni di essi si prodigano nel diffonderne il ricordo, come il giornalista locale Jerzy Gaszyński, amante della Slesia Bassa Slesia e fondatore della “Red Baron Foundation”. È proprio grazie a lui che nel giardino della villa (ulica Sikorskiego 19) si trova una lapide commemorativa.

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La villa oggi  (Foto di Luca Palmarini)

 

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FOTO Luca Palmarini

 

La figura del barone è in certi casi problematica: oltre a suscitare astio tra le vecchie generazioni le quali, indottrinate dal comunismo, vedono ancora i tedeschi come il fumo negli occhi, Manfred è sì un eroe, ma comunque resta anche un soldato che ha ucciso molti altri giovani. Inoltre il rischio di trasformare una figura storica in un fenomeno da baraccone è molto labile. Non resta che attendere gli sviluppi futuri. Intanto io lo voglio ricordare come valoroso nemico immaginario di Snoopy nei suoi giochi in giardino.

 

Luca Palmarini ©

Diritti d’autore riservati ©

 

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Uno Snoopy in versione crudele, sempre presso il museo dell’aviazione di Cracovia

 

 

 

[1] Un’altra villa appartenuta alla famiglia Richthofen esiste ancora oggi e si trova in via Lipowa.

[2] Manfred Richthofen: Der rote Kampfflieger, Germa-Press, Hamburg 1990.

[3] Horst Adler, Das Richthofenmuseum in Schweidnitz, “Schlesischer Kulturspiegel”, 2/1997

[4] Lothar morì nel 1922 in un incidente aereo.

[5] Gilian Elias Albert Ball, VC, 1993.