(Traduzione di Luca Palmarini)
Il ricevitore
Sogno di svegliarmi
perché sento il telefono.
Sogno la certezza
che mi sta chiamando un morto.
Sogno di allungare la mano
per raggiungere il ricevitore.
Solo che quel ricevitore
non è com’era prima,
è diventato pesante,
come se si fosse attaccato a qualcosa,
se fosse cresciuto in qualcosa,
avesse avvolto qualcosa con le radici.
Dovrei strapparlo,
insieme a tutta la Terra.
Sogno il mio lottare
vano.
Sogno il silenzio,
perché lo squillo è cessato.
Sogno di addormentarmi
E di svegliarmi nuovamente.
Słuchawka
Śni mi sie, że się budzę,
bo słyszę telefon.
Śni mi się pewność,
że dzwoni umarły.
Śni mi się, że wyciągam rękę
po słuchawkę.
Tylko że ta słuchawka
nie taka jak była,
stała się ciężka,
jakby do czegoś przywarła,
w coś wrosła,
coś oplotła korzeniami.
Musiałabym ją wyrwać
razem z całą Ziemią.
Śni mi się mocowanie moje
nadaremne.
Sni mi się cisza,
bo zamilknął dzwonek.
Śni mi się, że zasypiam
i budzę się znowu.
La poesia presenta il tono del monologo, ma rivolta a qualcuno a lei vicino, come Pożegnanie widoku. . In questi versi Szymborska sembra volere, forse per un attimo, abbandonare quella componente ironica che caratterizza la sua produzione poetica, per lascire spazio a una certa malinconia generale che in alcuni casi si addentra verso il pensiero della morte (come in Fotografia dell’11 settembre), accompagnato però dal tema dell’amore.
Il ricevitore fa parte della raccolta Chwila.