La seconda uccisione del cane e Convertito a Giaffa: due romanzi brevi di Marek Hłasko

Di Luca Palmarini

Marek Hłasko (1934-1969) è una leggenda della letteratura polacca del Novecento. La sua vita sregolata, passata tra successi ed eccessi, ha fatto sì che lo scrittore sia entrato a far parte dei cosiddetti autori maledetti. Alle controverse storie sentimentali, all’abuso di alcolici e droga si aggiungono le strane circostanze della morte, su cui aleggia persiono l’ipotesi del suicidio. Hłasko − spesso definito il “James Dean dell’est” in seguito a una vaga somiglianza al noto attore americano – era un ribelle, un anticonformista, uno dei pionieri della generazione del 1956, quella che, in seguito al disgelo e quindi a un allentamento della morsa dello stalinismo, scese in piazza a protestare contro il regime. 

Una delle grandi capacità di Hłasko è quella di descrivere, attraverso i suoi romanzi, il lato negativo della realtà polacca di quegli anni, di smascherare la propaganda del governo polacco di allora che presentava al mondo, in totale falsità, una società fiorente, naturalmente sotto il segno del socialismo. Nei suoi romanzi e racconti, invece, lo scrittore polacco ci descrive un mondo misero e cupo, fatto di antieroi, di perdenti, di disillusi, di persone relegate negli strati più bassi della società. Sono dei perdenti perché soccombono alle difficoltà della vita. Per sopravvivere, allora, devono imparare a essere cinici e indifferenti. Il grigiore esistenziale di queste persone è accompagnato da luoghi mesti e miseri, spesso angoscianti. I due romanzi brevi La seconda uccisione del cane e Convertito a Giaffa sono tra quelli che maggiormente presentano personaggi “ai margini” della società, ma allo stesso tempo, facendo parte del ciclo di opere ambientate in Israele, presentano uno sfondo diverso, luminoso e mistico, ambiente da cui l’autore resta profondamente affascinato. Qui la Polonia arriva al lettore solo attraverso i ricordi dei protagonisti, soprattutto quelli di Jakub, che rispecchia lo stesso Hłasko, fornendoci tra l’altro diversi elementi autobiografici della vita dell’autore. E si tratta di ricordi tragici: dell’occupazione nazista e della dura dittatura comunista.

La seconda uccisione del cane, pubblicato per la prima volta nel 1965, narra di due amici, Robert e Jakub, che cercano di raggirare donne non più giovanissime arrivate in Israele per passare le vacanze. I due sono veri maghi della recitazione: trasformano una truffa matrimoniale in una rappresentazione teatrale di altissimo livello. Il primo crea lo scenario, il secondo (alter ego dello stesso Hłasko) recita il ruolo dell’amante passionale e melodrammatico, che finora ha perso la sua partita con il destino. All’inizio tutto sembra andare secondo i piani, ma l’arrivo del Khamsin, che fa perdere il senno agli esseri umani, complicherà non poco le cose…

Nel secondo romanzo breve, Convertito a Giaffa, edito per la prima volta nel 1966, ritroviamo gli stessi due protagonisti, rimasti nuovamente al verde, che aspettano un’altra occasione per sedurre un’altra donna. Durante la stagione delle piogge, in una Tel Aviv senza turisti, nello stesso misero hotel, i protagonisti incontrano un missionario canadese e la sua giovane consorte. L’uomo è deluso per non essere riuscito a convertire nessuno alla sua fede. Robert fiuta subito una possibile truffa e vede l’occasione per far sì che Jakub perfezioni le sue capacità recitative. I due decidono così di stringere amicizia con i loro nuovi conoscenti e di mettere in scena, sempre sotto la magistrale regia di Robert, un’altra opera teatrale. Sullo sfondo dei chiari paesaggi della Terra Santa, impregnati di misticismo, Jakub mostrerà la sua intenzione di convertirsi…

Ogni gesto, ogni parola sono importantissimi: attraverso di essi Hłasko ci fa comprendere che la vita stessa è tutta un teatro. Ne scaturiscono due commedie noir in cui si sviluppano dialoghi sull’essere umano e sull’arte,  dialoghi che invitano ognuno di noi a una profonda riflessione. L’agire per tornaconto dei due protagonisti penetra profondamente nella sensibilità del lettore, arrivando quasi a stordirlo. L’assoluta mancanza di sentimenti, di empatia, di comprensione verso il prossimo, l’indifferenza spesso totale dei personaggi, stridono come unghie passate su una vecchia lavagna. L’indifferenza diventa così un’arma necessaria per non finire sopraffatti. Nonostante ciò, a uscirne vincitori saranno sempre e soltanto il fallimento e il conseguente sentimento di delusione che ne scaturisce. Una letteratura che affascina, quella di Hłasko, che ci pone davanti al dilemma del volere o meno addentrarci nei lati oscuri della mente umana.

Entrambi i romanzi sono stati pubblicati in un’opera unica da “Il Foglio Edizioni” (www.edizioniifoglio.it) L’introduzione, la biografia di Hłasko, la postfazione e la traduzione sono opera di Luca Palmarini; le tavole presenti all’interno dei due romanzi e il disegno di copertina sono opera di Samanta Panichi.